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L’Italia non ha mai veramente fatto i conti con il suo lascito fascista

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È la tesi sostenuta dal quotidiano The Guardian in un durissimo editoriale.

L’obiettivo centrale di Berlusconi come primo ministro italiano è ormai da tempo alla luce del sole e spudoratamente ovvio. Fin da quando ha iniziato a marciare nel vuoto politico creatosi nel 1993 con il simultaneo scandalo della corruzione di governo a destra e il collasso del comunismo italiano a sinistra, Berlusconi ha usato la sua carriera politica e il suo potere per proteggere se stesso e il suo impero televisivo dalla legge.

Durante il più lungo dei suoi tre mandati come primo ministro, Berlusconi non ha semplicemente consolidato la sua già forte presa sull’industria televisiva italiana – attualmente ne possiede circa la metà – ma fece anche approvare una legislazione che gli garantiva l’immunità. Successivamente, quando quella legge fu dichiarata incostituzionale, Berlusconi fresco di rielezione la ripropose lo scorso anno in una nuova forma riuscendo finalmente a trasformarla in legge.

Il successo di Berlusconi deve qualcosa alla sua audacia e molto di più alla profonda debolezza dei suoi avversari. La sinistra italiana, in particolare, ha fallito nell’allestire un’opposizione efficace. L’ultima azione di Berlusconi – la fusione nel blocco del Popolo della Libertà, completata ieri, del suo partito Forza Italia con Alleanza Nazionale, che deriva direttamente dalla tradizione fascista di Benito Mussolini – potrebbe lasciare una traccia più duratura nella vita pubblica italiana di qualunque altra cosa che il magnated populista abbia fatto. A differenza della Germania postbellica, l’Italia postbellica non ha mai veramente fatto i conti con il suo lascito fascista.

Come risultato, mentre il neofascismo non è mai veramente riaffiorato in Germania, in Italia ci sono state importanti contiguità – leggi e dirigenti ereditati dall’era di Mussolini e la rinascita, nel dopoguerra, del rinominato partito fascista – a dispetto dell’opinione pubblica italiana, antifascista sulla carta. Quelle continuità sono semplicemente diventate più forti. E un giorno di vergogna per l’Italia.

E tuttavia, AN ha percorso una lunga strada in 60 anni. Il suo leader, Gianfranco Fini, ha dismesso i suoi vecchi abiti politici e portato il suo partito verso il centro. Ha lavorato per più di 15 anni come alleato di Berlusconi. Attualmente si spende a favore della necessità del dialogo con l’Islam, denuncia l’antisemitismo, e invoca un’Italia multietnica – una posizione che Berlusconi, con le sue campagne anti-rom e anti-immigrati e la sua simpatia per un razzismo soft-core, faticherà a condividere.

Malgrado le sue lontane origini liberali, l’Italia moderna è storicamente un paese di destra. È un pensiero davvero scioccante che ci sarà un capo si Stato tra i 20 leader mondiali al vertice economico che si terrà a Londra questa settimana, che ha appena ricostruito la sua base politica sulle fondamenta gettate dai fascisti e che proclama che, come risultato, la destra resterà al potere per molte generazioni.

Written by pierpaolocaserta

marzo 31, 2009 a 6:38 PM

Una Risposta

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