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Papa Francesco e la Chiesa: cambio di stile o restyling?

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Papa Francesco

In un breve passaggio di una più ampia analisi, il New York Times coglie e sintetizza con chiarezza il nocciolo della continuità, nell’apparente discontinuità, del nuovo pontificato rispetto al corso impresso dal suo predecessore.

“Il nuovo papa, noto per suoi modi semplici, pastorali, e per il suo legame con i poveri, in qualche modo contrasta con il suo predecessore, Benedetto XVI, un teologo freddo che ha rinunciato al suo incarico – primo papa ad averlo fatto negli ultimi 598 anni – dicendo di non sentirsi più all’altezza del rigore del suo mandato.

Eppure, Francesco condivide le stesse posizioni dottrinali fondamentali di Benedetto XVI, e appare improbabile che possa promuovere cambiamenti nelle posizioni della Chiesa, per esempio, sull’ordinazione delle donne prete, o nella stretta opposizione all’aborto o ai matrimoni egualitari.”

L’articolo originale del New York Times è qui

Sullo stesso argomento leggi anche: Rinuncia di Papa Benedetto XVI : la crociata dimenticata del cardinale Ratzinger

Written by pierpaolocaserta

marzo 15, 2013 at 9:48 am

Come il Vaticano ha costruito un impero immobiliare segreto con i soldi di Mussolini

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Pope Benedict XVI

Pochi turisti di passaggio a Londra potrebbero mai immaginare che i locali di Bulgari, l’esclusiva gioielleria in New Bond Street, abbiano qualcosa a che fare con il papa. Né la sede, non distante, della prospera banca di investimenti Altium Capital, all’angolo tra St. James’s Square e Pall Mall.

Eppure, questi edifici per uffici situati in uno dei quartieri più prestigiosi di Londra fanno parte di un insospettabile impero segreto di immobili commerciali di proprietà del Vaticano.

Dietro a quella che appare come la struttura di una società offshore, nel corso degli anni è stato costruito il portfolio internazionale della chiesa, usando denaro originariamente concesso da Mussolini nel 1929, in cambio del riconoscimento pontificio del regime fascista italiano.

Da allora, il valore internazionale del gruzzolo di Mussolini è cresciuto fino a superare i 500 milioni di Sterline. Nel 2006, al culmine della recente bolla immobiliare, il Vaticano ha speso 15 milioni di sterline di tali fondi per acquistare i locali al numero 30 di St. James Square. Altre proprietà nel Regno Unito sono ubicate al n. 168 di New Bond Street, e a Coventry. Possiede inoltre interi edifici di appartamenti a Parigi e in Svizzera.

L’aspetto sorprendente, almeno per qualcuno, è fino a che punto il Vaticano si sia spinto per proteggere il segreto sui soldi di Mussolini. Gli uffici siti in St. James sono stati acquistati dalla società British Grolux Investments Ltd, che detiene anche le altre proprietà nel Regno Unito. I registri pubblicati presso la “Companies House” non rivelano la vera proprietà della società, né contengono alcun riferimento al Vaticano.

Menzionano, invece, due azionisti intestatari, entrambi importanti banchieri cattolici: John Varley, nuovo amministratore delegato della Barclays Bank, e Robin Herbert, precedentemente in forza alla banca d’affari Leopold Jospeh. Il Guardian ha scritto ad entrambi chiedendo loro per conto di chi agiscono. Le lettere sono rimaste senza risposta. Il diritto societario britannico consente in effetti di occultare la reale proprietà delle aziende dietro nominati.

Il segretario della società, John Jenkins è stato altrettanto evasivo. Ci ha detto che l’azienda è di proprietà di un gruppo industriale, rifiutandosi tuttavia di identificarlo per motivi di riservatezza. Dopo aver ricevuto istruzioni ha aggiunto: “Confermo di non essere autorizzato dal mio cliente a fornire informazioni.”

La ricerca nei vecchi archivi, tuttavia, ha rivelato uno spettro molto più ampio della verità. Gli archivi della “Companies House” rivelano che la British Grolux Investments ha ereditato il suo intero portfolio di proprietà, a seguito di una riorganizzazione avvenuta nel 1999, da due società di nome British Grolux Ltd e Cheylesmore Estates. Le azioni di queste società erano a loro volta detenute da una compagnia con sede presso l’indirizzo della banca JP Morgan a New York. Risulta dalla documentazione che il controllo effettivo era esercitato da una società svizzera, la Profima SA.

Gli archivi inglesi del periodo bellico, dal National Archives di Kew, completano il quadro, confermando che la Profima SA  era una holding del Vaticano, accusata all’epoca di  ”impegnarsi in attività contrarie agli interessi degli Alleati”. Documenti di funzionari del “Ministry of Economic Warfare” , alla fine della guerra, si esprimono in modo critico nei confronti del finanziere del papa, Bernardino Nogara, che gestì l’investimento di oltre 50 milioni di sterline proveniente dall’elargizione di Mussolini.

Le “ambigue attività ” di Nogara  sono state ricostruite in dettaglio grazie ad intercettazioni del 1945 tra il Vaticano a un contatto a Ginevra; secondo gli inglesi, che di conseguenza discussero se inserire Profima nella balcklist, “Nogara, un avvocato romano, è l’agente finanziario del Vaticano e Profima SA di Losanna è la  holding svizzera che cura determinati interessi del Vaticano.” Credevano che Nogara stesse cercando di trasferire le azioni di due società francesi di proprietà del Vaticano alla compagnia svizzera, per evitare che il governo francese le classificasse come “beni nemici”.

All’inizio della guerra, nel 1943, gli inglesi avevano accusato Nogara di fare un analogo “lavoro sporco”, trasferendo titoli bancari italiani nelle mani di Profima, allo scopo di “ripulirli” e porre la banca sotto la protezione della neutralità svizzera. Fu descritta come una “manipolazione” delle finanze vaticane per servire “fini politici estranei”.

Il denaro di Mussolini fu di enorme importanza per le finanze del Vaticano. John Pollard, uno storico di Cambridge, nel suo “Money and the Rise of the Modern Papacy”, scrive: “Il Vaticano era ormai al sicuro da un punto di vista economico. Non sarebbe mai più stato povero.»

Fin dall’inizio, Nogara è stato ingegnoso nell’investire il denaro. I documenti mostrano che nel 1931 fondò una società offshore in Lussemburgo per gestire le attività immobiliari europee  continentali in corso di acquisizione. Prese il nome di Groupement Financier Luxembourgeois, quindi di Grolux. Il Lussemburgo è stato uno dei primi paesi a creare paradisi fiscali per le aziende, nel 1929. L’anno successivo è stata fondata la filiale inglese, la British Grolux.

Allo scoppio della guerra, con la prospettiva di una invasione tedesca, le attività lussemburghesi e il controllo apparente delle attività della British Grolux furono trasferiti negli Stati Uniti e nella neutrale Svizzera.

Gli investimenti di Mussolini in Gran Bretagna sono attualmente controllati, unitamente alle altre società europee e un ufficio commerciale valutario, da un funzionario vaticano a Roma, Paolo Mennini, di fatto il banchiere del papa. Mennini guida un’unità speciale all’interno del Vaticano, la divisione speciale APSA – Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica – che gestisce il cosiddetto “patrimonio della Santa Sede”.

Secondo un rapporto dello scorso anno del Consiglio d’Europa, le attività dell’unità speciale di Mennini superano attualmente i 680 milioni di Euro.

Mentre il segreto sulle origini fasciste della ricchezza del Vaticano poteva essere comprensibile in tempo di guerra, ciò che appare meno chiaro è per quale ragione il Vaticano abbia continuato a mantenere il segreto sulle sue holding in Gran Bretagna, persino dopo la riorganizzazione della struttura finanziaria avvenuta nel 1999.

Il Guardian ha chiesto al rappresentante del Vaticano a Londra, il nunzio papale arcivescovo Antonio Mennini, perché il papato abbia seguitato a mantenere così tanta segretezza sull’identità dei suoi investimenti immobiliari a Londra. Abbiamo anche chiesto in che modo siano stati spesi i proventi. Fedele alla sua tradizionale linea di silenzio sull’argomento, il portavoce della chiesa cattolica romana ha dichiarato che il nunzio non ha voluto commentare.

David Leigh su “The Guardian”, 21/01/2013

Link all’articolo originale: http://www.guardian.co.uk/world/2013/jan/21/vatican-secret-property-empire-mussolini

 

Written by pierpaolocaserta

febbraio 1, 2013 at 11:57 am

Nella visita del papa in Messico, il pastorale è politico

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Fonte: The New York Times, 24 marzo 2012.

di Damen Cave

(Con il contributo di Karla Zabludovsky e Rachel Donadio)

LEÓN, Messico – Papa Benedetto XVI si è incontrato con il presidente Felipe Calderón sabato sera, per quella che è stata descritta dal Vaticano come una visita di cortesia nell’ambito di un un viaggio squisitamente pastorale in Messico e a Cuba.

Ma i commenti sulla violenza in Messico e sul comunismo a Cuba avevano già reso evidente che il papa non ha intenzione di rinunciare alla possibilità di esercitare un’influenza politica. Specialmente qui in Messico, gli osservatori politici fanno notare da mesi che la tempistica del suo arrivo – 14 settimane prima delle elezioni presidenziali – conferisce alla visita un significato politico, con un obiettivo di parte: rafforzare il conservatore Partito d’azione nazionale del presidente Calderón, noto come PAN , proprio mentre la campagnia elettora entra nel vivo.

“Non è una visita pastorale, è una visita elettoralistica per sostenere il PAN”, ha dichiarato Aridjis Homero, il più noto poeta messicano. “Benedetto XVI non visiterà città come Ciudad Juárez,” la metropoli di frontiera scossa dalla violenza. “Se fosse una visita spirituale, sarebbe andato nei luoghi che hanno davvero bisogno della sua presenza e del suo ministero”.

Potrebbe non essere così semplice. Papa Benedetto XVI ha 84 anni, e nessun papa prima di lui ha viaggiato così lontano da Roma, in un’età così avanzata. Il papa ha  parlato della lotta contro la violenza in Messico durante il viaggio in aereo che da Roma lo ha portato qui, stigmatizzando l’”idolatria del denaro” che conduce i giovani all vita criminale.
Al suo arrivo in aeroporto, rilasciando alcune breve dichiarazioni, ha aggiunto di aver rivolto una preghiera “per coloro che soffrono a causa di antiche e nuove rivalità, risentimenti e forme di violenza”

Eppure, l’approccio del papa – che inquadra la violenza in Messico nella cornice di una mancanza della morale individuale – collima perfettamente con quella del presidente Calderón, un devoto cattolico. Questo messaggio, a quanto sostengono gli esperti, contribuirà a spostare il dibattito lontano dalla politica, e con esso le proteste per il modo in cui l’amministrazione Calderón ha gestito la lotta contro i cartelli della droga, che dalla fine del 2006 ha causato 50.000 morti.

Anche il presidente Calderón ha fatto la sua parte. Dando il benevenuto al papa in aeroporto, venerdì, ha negato ogni responsabilità del suo governo per problemi quali la corruzione, sottolineando che il Messico ha sofferto “momenti difficili e decisivi,” e “momenti di grande tribolazione”, in quanto la criminalità organizzata e il “male” hanno cercato di rovinare il paese.

Il risultato, finora, è che, mentre tutti e tre i candidati presidenziali hanno confermato la loro partecipazione alla messa del papa di domenica a León, la scelta dei tempi da parte del papa, le sue dichiarazioni e la scelta del luogo – una roccaforte conservatrice e cattolica – hanno messo in chiaro che la naturale controparte, per il Vaticano, è il partito di Calderón.

“Il partito più vicino al Vaticano, al papa e alla religione cattolica è il PAN”, ha dichiarato Gabriel Guerra, un analista politico e consulente di clienti appartenuti a tutti e tre i principali partiti politici del Messico. “Sono loro che hanno di più da guadagnarne”

Gli esperti sostengono, inoltre, che la Chiesa ha interesse a che il PAN resti al potere. Il partito è stato fondato da cattolici conservatori, e da quando ha ottentuo la presidenza nel 2000, ponendo fine a 71 anni di governo del Partito Rivoluzionario Istituzionale, i funzionari del PAN e i leader cattolici hanno fatto affidamento gli uni sugli altri per affermare il punto di vista conservatore sulle questioni sociali. Oltre a ciò, La Chiesa ha trovato utile appoggiarsi al PAN nella sua spinta in direzione di una maggiore libertà di aggiungere l’educazione religiosa nelle scuole pubbliche.

Ma questo stretto legame non è esente da rischi politici. I messicani sono abituati ad una rigorosa separazione tra Chiesa e Stato: “Non mischiare con la politica” è un ritornello comune anche tra i più religiosi. Forse proprio perché consapevole di questi rischi, Calderón non ha baciato l’anello papale quando i due si sono incontrati, evitando così il tradizionale saluto che i cattolici rivolgono al papa, e scegliendo un gesto meno deferente. Nei giorni conclusivi del viaggio, il balletto tra il papa e il PAN continuerà, verosimilmente, a distanza di sicurezza, con occasionali sovrapposzioni.

“Se il PAN dà l’impressione di essere troppo vicino al papa, considerando la sua storia e dove il papa è diretto, potrebbe apparire un atteggiamento troppo netto “, ha dichiarato il reverendo Joseph Palacios, professore di sociologia alla Georgetown University, la cui attività di ricerca si è concentrata sulla chiesa messicana. “Questa è l’ironia. Se la Chiesa apparte troppo impegnata in politica, perde perde molta della credibilità e della fiducia di cui gode. ”

Articolo originale qui.

Written by pierpaolocaserta

marzo 25, 2012 at 8:36 PM

Il cardinale O’Brien paragona i matrimoni tra persone delle stesso sesso alla schiavitù

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Anche l’Inghilterra, che nel complesso è una società certamente più laicizzata di quella italiana, deve confrontarsi con il seme dell’intolleranza religiosa. Che, manco a dirlo, viene diffuso da un vescovo cattolico e prende a bersaglio i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Riporto di seguito, nella mia traduzione, i passaggi salienti di un articolo apparso su The Telegraph di oggi, che commenta la notizia (ppc).

Il matrimonio gay è come la schiavitù, ad affermarlo è un leader cattolico

 

L’esponente cattolico più anziano della Gran Bretagna ha condannato il matrimoni omosessuali definendoli una “aberrazione”, e paragonandoli alla schiavitù e all’aborto.

Il cardinale Keith O’Brien ha dichiarato che i paesi che legalizzano i matrimoni omosessuali “dovrebbero vergognarsi” perché vanno contro la “legge naturale” e non dovrebbero considerare i loro provvedimanti come una forma di “progresso”. Inoltre, ha dichiarato che le unioni tra persone dello stesso (…) condurrebbero all’ulteriore “degenerazione della società nell’immoralità.”

In una serie di dichiarazioni controverse, rilascate a BBC Radio 4, O’Brien ha dichiarato che se i matrimoni tra persone dello stesso sesso venissero legalizzati, “ulteriori aberrazioni avrebbero luogo e la società degenererebbe nell’immoralità, ancora più di quanto già non vi sia.”

L’intervista, condotta da John Humphries, ha fatto seguito ad un articolo del cardinale O’Brien pubblictao dal Sunday Telegraph, nel quale paragonava i matrimoni omosessuali alla schiavitù, scrivendo: “Immaginate per un momento che il governo decidesse di legalizzare la schiavitù, e tuttavia assicurasse che ‘nessuno sarà obbligato ad avere uno schiavo’. Tali rassicurazioni sevirebbero forse a placare la nostra rabbia? Giustificherebbero forse lo smantellamento di un diritto umano fondamentale? O non sarebbero, piuttosto, parole ambigue usate per mascherare un grande trorto?”

I suoi commenti incandescenti hanno suscitato sul social network Twitter le reazioni di chi lo ha condannato come bigotto ed incoerente, e qualcuno ha definito il suo un “discorso d’odio”.

Un utente, tal Sam Whyte, scrive: “Accendendo la radio ho creduto di trovarmi negli anni ‘50”

Un altro, Sophie Atherton, dice: “Cardinale Keith O’Brien, sei TU a gettare vergogna sul Paese con le tue opinioni bigotte ed arcaiche.”

Ma c’è anche chi, come, F R Hill, scrive: “Per fortuna lì fuori c’è qualcuno che dice cose vere e sensate, ben detto Cardinale.”

Articolo originale qui

Written by pierpaolocaserta

marzo 5, 2012 at 11:16 am

The Times: il Vaticano pone le donne prete sullo stesso piano degli abusi sui bambini

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Così ha titolato The Times, occupandosi questa settimana del caso. In realtà esiste una distinzione: entrambi sono stati inclusi dal Vaticano tra i “Delicta graviora”, ma secondo le nuove norme la pedofilia riguarda la dimensione morale, mentre il sacerdozio femminile è un crimine contro la fede. Tanto per ricordarci che il Dio di santa romana chiesa ha sempre temuto il femminino e anche durante i movimenti di emancipazione della donna era molto impegnato ad autocontemplarsi.

In ogni caso, la questione sta avendo risonanza sulla stampa inglese anche perché sull’ordinazione delle donne la Chiesa d’Inghilterra si sta muovendo in direzione del tutto opposta.

Written by pierpaolocaserta

luglio 17, 2010 at 11:39 am

The Economist: il Vaticano e l’amore per la dietrologia

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Il gridare al ”complotto”, alla ”cospirazione” e al ”chiacchiericcio” danneggia, anziché’ aiutare, l’immagine del Vaticano nella vicenda dei preti pedofili: e’ quanto afferma in un articolo del settimanale britannico ‘Economist’ domani in edicola, che sottolinea come l’amore della cultura politica italiana per la ”dietrologia” abbia evidentemente contagiato anche i Sacri Palazzi. In tal modo, la prestigiosa testata interpreta anche le recenti dichiarazione del predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa che, citando una lettera di un amico ebreo, ha paragonato gli attacchi al Papa all’antisemitismo, e, ancora di piu’, la parole del cardinale decano della Santa Sede, Angelo Sodano, che ha tracciato un’analogia tra la ”campagna” contro Benedetto XVI a quella contro Pio XII.

”Il tentativo del Vaticano di cercare motivi reconditi (nelle notizie dei media sulla pedofilia ndr.) e’ in sintonia con la cultura politica italiana, con il suo amore per la dietrologia”, scrive l’Economist. ”Inoltre – si legge nell’anticipazione dell’articolo – la tendenza di quelli accusati nei vari scandali e’ di adottare il ruolo delle vittime. Il primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, ha con successo usato entrambe le tattiche”. ”Nonostante le origine tedesche dell’attuale papa, molti aspetti del Vaticano ancora riflettono il paese in cui si trova. Questo – osserva il settimanale – puo’ spiegare l’incapacita’ delle sue alte gerarchie di comprendere l’irritazione, o persino la disapprovazione, che certe dichiarazioni suscitano in altri posti”.  Ad esempio, nel mondo ebraico.

(ANSA, 8/4/2010)

L’analisi dell’Economist mi trova naturalmente d’accordo, essendo del resto convergente, nel sottolineare l’assonanza tra le reazioni del Vaticano e gli stili comportamentali e di comunicazione della politica e ovviamente del premier in particolare, con quanto io stesso ho osservato di recente (si può vedere, al riguardo, il post precedente).

Credo che a questo si debba aggiungere che gridare alla cospirazione e definire “chiacchiericcio” le accuse sulla pedofilia e sulla sua copertura sia, da parte della Chiesa, non soltanto un danno per la propria immagine sempre più logora, ma anche un esercizio di cinismo del quale è difficile ravvisare precedenti.

Written by pierpaolocaserta

aprile 9, 2010 at 11:01 am

Fuori dall’Italia, al Vaticano si chiedono risposte

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Nel guardare alle cose italiane la stampa internazionale si sofferma in questi giorni sullo scandalo pedofilia che ha investito la Chiesa cattolica, ormai di risonanza mondiale, più che sulle vicende politiche. In compenso il “marchio” italiano non manca: lo stile, reazione e comunicazione, del Vaticano di fronte alle accuse più che circostanziate che meriterebbero risposte, non è dissimile da quello della maggioranza di governo: grida al complotto santa romana chiesa.

La stampa e l’opinione pubblica internazionali invece reclamano risposte. Così il settimanale tedesco Der Spiegel si domanda “perché il papa è ancora in carica”, mentre secondo quanto scrive oggi il Times la Chiesa irlandese vuole le dimissioni del cardinale Brady, primate della chiesa cattolica irlandese. Il giornale cattolico americano National Catholic Reporter, riferisce l’ANSA, “ha fatto appello in un editoriale a Papa Benedetto XVI perché risponda agli interrogativi sulla ‘cattiva gestione’ dei casi di abusi sessuali nel clero, non solo durante la attuale crisi ma anche durante il suo mandato negli anni Ottanta come Arcivescovo di Monaco e poi come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede in Vaticano.”

Il caso era stato innescato dalle accuse rivolte dal quotidiano americano New York Times a Benedetto XVI di aver dato, ancora cardinale, ampia copertura agli abusi commessi e precise disposizioni di insabbiare perché la Chiesa non fosse investita da uno scandalo. Il quotidiano americano ha raccolto un’ampia documentazione a sostegno della sua tesi; in Italia La Repubblica ha ricostruito bene la vicenda (si può leggere qui e qui).

Le risposte, naturalmente, non arrivano. Il Vaticano, anzi, sembra aver ben appreso l’altrui lezione: si tratta solo di accuse calunniose, di speculazioni, di attacchi mediatici, risponde. E la politica consimile non gli fa mancare la sua solidarietà, mentre la Chiesa, esprimendosi sull’aborto, è chiaramente entrata nel dibattito politico alla vigilia del voto in un modo che sarebbe oggetto di biasimo in qualunque altro Paese civile.

Written by pierpaolocaserta

marzo 27, 2010 at 2:43 PM

Indottrinamento clericale in Spagna

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In una scuola cattolica di Logrono, nel nord del paese, è stato mostrato a ragazzi di 15 anni un video nel quale si vedono feti abortiti che si alternano a immagini di uno Zapatero sorridente. Il video è stato pensato come parte di una campagna contro il progetto del governo spagnolo di estendere la legislazione sull’aborto. Ne parla diffusamente l’inglese The Times.

Written by pierpaolocaserta

marzo 29, 2009 at 6:46 PM

Pubblicato su Ecrasez l'infame, Spagna, The Times

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